Charles Dickens nacque nel 1812 a Porstmouth, nell’estremo sud dell’Inghilterra. L’evento che più lo segnò durante l’infanzia fu la carcerazione del padre, a causa della quale fu costretto ad andare a lavorare in una fabbrica all’età di soli 12 anni; alcuni critici sostengono che questa esperienza traumatica abbia avuto un’importante influenza sulle sue opere. Da adulto, diventò giornalista e scrittore, pubblicando sia romanzi, sia piccole storie.
Il tema centrale della sua produzione è la condanna della Victorian society, cioè di quella società che dal 1830 si era arricchita con la proliferazione dell’industria e con la creazione dell’impero coloniale, sfruttando il lavoro dei poveri, soprattutto dei bambini, i quali venivano mandati nelle workhouses (vedi Oliver Twist) dagli stessi genitori che non potevano occuparsi di loro. La povertà era nascosta e negata, considerata una malattia, tanto che solo alla fine del XIX secolo fu riconosciuta come un problema sociale.
In Hard Times, Dickens dipinge una società industriale ossessionata dai valori materiali, una società evoluta dal punto di vista tecnologico, che produce, che guadagna, ma che vuole ignorare i problemi e che reprime le qualità umane.
Un mondo meccanico, di calcolo e di misura, come mostra il primo personaggio che incontriamo in Hard Times…
Dickens's Dream (1875) di Robert William Buss. Dickens House Museum, London.
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